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William Antonini e La Sua Orchestra - “St” (1971)

Aggiornamento: 13 gen

Quando ci si appassiona e affeziona ad un genere musicale come la library, ovvero le cosiddette sonorizzazioni, è inevitabile imbattersi in qualcosa di oscuro, inteso come esatto contrario di popolare o famoso. Si parla d’altro canto di musica destinata ad accompagnare produzioni audiovisive e multimediali come programmi TV, spot pubblicitari e documentari, laddove il focus su compositori e musicisti è sicuramente più debole rispetto alle colonne sonore cinematografiche o ai long playing di band e solisti.



Tra i casi che costellano questa galassia c’è un album italiano datato 1971 che prende il nome del suo stesso autore, “William Antonini e La Sua Orchestra”. Pubblicato originariamente su etichetta E.M.R., e ristampato nel 2016 dalla Sonor Music Editions, è senza dubbio da annoverare nel sottobosco musicale prima introdotto, laddove anche le informazioni sugli stessi protagonisti sono abbastanza esigue. Il leader William Antonini (al secolo Guglielmo Maria Antonini, deceduto nel 2019) dirige la sua big band, compone e arrangia, in più suona piano, organo e spinetta in coabitazione con Percy Garro. Antonini è stato in realtà una delle tante colonne portanti ombra della musica italiana. Seppure oggi il suo nome non desti memoria nei più, ha vantato svariate partecipazioni e collaborazioni nel mondo della musica, dello spettacolo e della televisione italiani. Pianista, batterista, compositore e professore d’orchestra presso Fonit, RCA e RAI, ha lavorato come esecutore tanto in Italia quanto all’estero, accompagnando grandi nomi come Tony Renis, Carmen Villani, Ugo Tognazzi, Raimondo Vianello, Bobby Solo e Umberto Bindi. La formazione comprende: Tonino Carrubba al contrabbasso, Adriano Valeri alla batteria, Francesco Bruno alla chitarra, Aldo Surio sassofono tenore e flauto, Benito Giancola trombone e Franco Palladino alla trombetta.



Si tratta di un’autentica gemma nascosta dell’underground italiano, opera strumentale costituita da brani brevi, diretti e mai leziosi. Piccole perle di Rhythm and Blues, Blues, Funk e Rock Psichedelico con alla base una poderosa ossatura di Jazz contemporaneo, dai quali emerge sia il solido mestiere dei musicisti coinvolti che i rispettivi virtuosismi. Buona parte delle tracce è ispirata e dedicata alle città più importanti del Regno Unito, definite vere e proprie università della musica moderna nel retro della copertina. Con il fare didattico che si addice ad un professore, Antonini guida l’ascoltatore attraverso i territori musicali più in voga in quel periodo. Onnipresente è la sontuosa sezione ritmica, con contrabbasso e batteria marcati e impeccabili nel dettare la linea tanto negli episodi killer conditi da vigore e velocità (Cambridge, Bristol e Liverpool) quanto in quelli più sensuali e jazzati (Omicron, Sigma e Delicatamente). Probabilmente il capolavoro della tracklist è Manchester, pezzo che suona freschissimo nel suo incidere leggero alternato da fiati e chitarra elettrica con effetto fuzz, e che riserva un entusiasmante cambio di tempo poco prima della metà. La seconda parte del brano è irresistibilmente caratterizzata da un tripudio di battiti di mani e assoli di fiati e piano, sfumando verso il finale con note altissime. Notevoli anche Oxford, che ricorda i momenti thrilling propri dei film di spionaggio dell’epoca, Birmingham con i suoi preziosismi di sassofono, e la conclusiva Fuga Nella Cattedrale che tra organo e flauto conduce chi ascolta al capolinea di questo viaggio.



Al pari dei lavori coevi di compositori quali Sandro Brugnolini, Giuliano Sorgini e Egisto Macchi, “William Antonini e La Sua Orchestra” è l’esempio lampante di come si possano racchiudere in mezz’ora le diverse sfaccettature di un universo sonoro, senza eccedere in divagazioni e coinvolgendo chi usufruisce dalla prima all’ultima nota. I componenti dell’ensemble sono amalgamati alla perfezione e magistralmente diretti, come un corpo unico dove l’indispensabile contributo del singolo è funzionale alla resa corale. Rimane certamente un’istantanea di quel mondo musicale che a cavallo tra gli anni sessanta e settanta ha fatto da sottofondo a tanti momenti della vita degli italiani, a volte consapevoli a volte no del suo immenso valore. Valore che rende il merito all’opera in oggetto e ad altre del genere library di essere scoperte, riportate alla luce dagli archivi polverosi ed essere condivise e conosciute.




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