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Steve Stevens - "Atomic Playboys" (1989)

Aggiornamento: 24 nov 2023

Sarà che da fan di Billy Idol, e del suo periodo anni 80 in particolare, disquisire di un album che si avvicina inevitabilmente ai suoi lavori dell’epoca mi viene decisamente facile. Si aggiunga anche che sin dal primo ascolto l’esordio personale di Steve Stevens per me è stato particolarmente sentito, come qualcosa che da subito diviene parte integrante del proprio bagaglio musicale, al di là di considerazioni critiche e tecniche.

Nel mezzo di un glorioso e fruttuoso periodo di fedeltà a Billy Idol, il talentuoso chitarrista Steve Stevens si congedò temporaneamente dal suo principale datore di lavoro quando la Warner Bros. vinse una guerra tra etichette per la sua firma come artista solista. Incontrandosi con l'ex cantante dei Warrior, Perry McCarthy, l'ex batterista dei Blue Oyster Cult Thommy Price e il tastierista Phil Ashley, e sotto l'egida del produttore Beau Hill, Steve e i suoi Atomic Playboys pubblicarono il loro unico album nel 1989 “Atomic Playboys”.


Un’opera che nonostante l’indissolubile legame con il genere al quale appartiene, l’ottantiano Hair Metal, è invecchiata più che dignitosamente e suona ancora frizzante e vigorosa. D’altronde già la copertina firmata Hans Ruedi Giger, creatore dello Xenomorfo di Alien e già autore di Work 217 (cover dell’album “Brain Salad Surgery“di Emerson, Lake and Palmer del 1973), fa pensare a qualcosa fuori dal comune in tale contesto.



Punto a favore la varietà che caratterizza i brani, contrapposta ad una certa monotonia imperante nel genere in questione. La title track parte con velocità e brio, per un riff degno dei classici di Idol ma accompagnato in primis dalla voce a tratti acuta a tratti roca di McCarthy, e poi seguito dai virtuosismi di Stevens qui senza vincoli. Power Of Suggestion è un R&B che dimostra quanto Stevens non sia rimasto indifferente alla lezione di Stevie Ray Vaughan, la ballata Desperate Heart (scritta da Stevens, McCarthy, Beau Hill e la cantante Fiona Flanagan) è stato un probabile tentativo di scalare le classifiche, mentre le dinamitarde Crackdown e Pet The Hot Kitty sarebbero potute essere tranquillamente inserite in “Whiplash Smile” (1986) di Billy Idol.


Episodio rilevante l’altra ballata, dal sapore jazz-funk, Evening Eye, come anche la strumentale Run Across Desert Sands, dove la presenza della chitarra acustica prelude alla successiva evoluzione di Stevens come chitarrista flamenco. C’è spazio inoltre per una cover di lusso come Action degli Sweet, Soul On Ice che è l’episodio più heavy della tracklist, e Sleeping Into Fiction che chiude in bellezza e con ispirazione.


Si tratta di un album che può piacere a un’audience più diversificata di quanto si potrebbe evincere dalle premesse iniziali. Lontano dall’essere un must, merita comunque l’ascolto sia da parte di chi ha adorato Billy Idol (provare ad immaginare brani come Rebel Yell e Hot In The City senza Stevens) che degli irriducibili del Hair/Glam Metal, di cui segna il canto del cigno insieme a dischi come “Flesh and Blood” (1990) dei Poison o “Heatbreak Station” (1991) dei Cinderella.


Steve Stevens continuerà il percorso solista con “Akai Guitar Sample Crash” (1994), “Flamenco a Go-Go” (1999) e “Memory Crash” (2008). Dopo aver proseguito con collaborazioni importanti (Vince Neil, Ric Ocasek, Terry Bozio e Tony Levin) dal 2005 tornerà stabilmente nella formazione di Billy Idol.









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