top of page
alessandrogasparin1

Mogul Thrash - “Mogul Thrash” (1971)

Nell’ambito del calderone musicale a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, i Mogul Thrash sono stati un’esperienza breve ma incisiva. Nati grazie all'ex chitarrista dei Colosseum James Litherland, con il bassista John Wetton (futuro Family e King Crimson) e altri ottimi musicisti, ebbero durata di circa diciotto mesi tra la fine del 1969 e l'inizio del 1971.

In un'intervista lo stesso Wetton ammise i conflitti presenti nel gruppo relativamente alla direzione musicale da intraprendere, con lo stesso favorevole agli elementi progressive e Litherland più orientato ad arrangiamenti jazz e rock, mentre i fiati erano ispirati dalla vena funk. Tale situazione, unita a alle divergenze con il manager, portò alla loro rapida scissione. Importante menzionare anche la presenza al piano del produttore Brian Auger, strumentista di punta all’epoca con i suoi The Trinity e Oblivion Express e con tante collaborazioni all’attivo anche in Italia. A completare la formazione, Malcom Duncan al sassofono (futuro Average White Band), Mike Rosen alla tromba e Bill Harrison alla batteria.

Ascoltando oggi il loro omonimo e unico album vale la pena parlare di un supergruppo, visti la caratura dei membri e i risultato del lavoro. Malgrado le differenziate rimarcate poc’anzi, all’ascolto risaltano invece i lati positivi dei componenti, che conferiscono al tutto compattezza e coerenza. Tolte le più brevi St. Peter e Dreams Of Glass And Sand, i brani sono lunghi e caratterizzati da sessioni strumentali propizie ai rispettivi virtuosismi. Something Sad apre le danze con la intro del basso poderoso di Wetton, forte del ritornello trascinante e di una struttura circolare intramezzata dal tripudio di chitarre sovraincise. Elegy e Going North, Going West riempiono I rispettivi lati con sconfinate cavalcate nelle quali ciascun protagonista può dar voce al proprio strumento. What’s This I Hear chiude in bellezza con la chitarra in evidenza, granitica nel riff che dona alla traccia un coinvolgente incedere sabbathiano.

Un’opera che nel complesso potrebbe risultare datata, nonostante ancora oggi goda di notevole impatto sonoro. Senza dubbio pregna di influenze di band allora in auge come Blood, Sweat and Tears e Chicago, ma suonata con maggiori crudezza e immediatezza.




22 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Commenti


bottom of page