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"Il giorno della Luna Nera" (1986) di Harley Cokeliss

Aggiornamento: 4 mar

Ciò che spesso mi è rimasto impresso dei film ai quali sono più legato è la forza della loro struttura. A prescindere dal genere e dalla trama, realistici o meno che fossero, lo scheletro di svariati cult che da sempre amo poggia su solidi soggetto e sceneggiatura. Se un’opera cinematografica viene concepita e scritta bene, la probabilità che il risultato finale sia di pregevole fattura è decisamente alta.


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Trai cineasti che preferisco merita un posto d’onore John Carpenter, di cui ho già scritto in veste di musicista, il quale ha spesso sceneggiato i film da lui stesso diretti. Proprio queste qualità di scrittura sono state utilizzate anche in occasione di lavori a firma altrui, come il thriller “Occhi di Laura Mars” (Eyes of Laura Mars di Irvin Kershner, 1978) e il secondo capitolo della saga Halloween Il signore della morte” (Halloween II di Rick Rosenthal, 1981). Altro notevole lungometraggio nato seguendo una sua sceneggiatura è “Il giorno delle Luna Nera” (Black Moon Rising), diretto nel 1986 da Harley Cokeliss e interpretato da Linda Hamilton e Tommy Lee Jones. Carpenter realizzò lo script originale negli anni settanta, e fu anche il primo che riuscì a vendere. Black Moon Rising venne infatti acquistato dal produttore Harry Gilles, ma il progetto rimase bloccato per oltre un decennio. Tuttavia, negli anni ottanta il regista di Carthage, New York aveva ormai un profilo più quotato e la New World Pictures di Roger Corman pensò di dar vita ad alcune sue creazioni ferme nel cassetto. Fu così che nel 1984 uscì nelle sale l’interessante “The Philadelphia Experiment” diretto da Stewart Raffill, pur con delle differenze rispetto alla storia originale. Carpenter mantenne ad ogni modo il ruolo di produttore esecutivo, con il suo nome riportato in locandina. Nulla ebbe invece a che fare con il titolo in oggetto durante il processo di produzione, laddove William Gray e Desmond Nakano furono ingaggiati per ritoccare la sceneggiatura. Cokeliss accettò dunque le redini della regia e Carpenter ricevette il suo assegno senza interferire.


Scena del film con Tommy Lee Jones e Linda Hamilton
Scena del film con Tommy Lee Jones e Linda Hamilton

La trama vede al centro della vicenda il ladro Quint (Tommy Lee Jones), ingaggiato dall'FBI per l'ultimo incarico a Las Vegas prima di ritirarsi, ovvero rubare una cassetta contenente dei dati sensibili introducendosi nella sede di un’azienda. Braccato dalla squadra di sicurezza della struttura violata, il cui capo Marvin (Lee Ving, già frontman dei Fear band hardcore punk di Los Angeles) sembra aver condiviso dei trascorsi criminali con Quint, egli si imbatte in un team di corse automobilistiche e nel suo veicolo all'avanguardia chiamato Black Moon presso una stazione di servizio nel deserto. Sapendo che i vigilanti sono sulle sue tracce, Quint nasconde la cassetta in un piccolo scomparto nel retro del bolide. La sera stessa la scuderia partecipa ad una cena con il veicolo ed il nastro segreto al seguito, quando un gruppo di ladri d'auto professionisti, guidati da Nina (Linda Hamilton), ruba tutte le auto costose del lotto compresa la Black Moon, portandole al boss Ed Ryland (Robert Vaughn), uomo d’affari che traffica nel suo grattacielo auto di lusso rubate. Quint, che  ha ovviamente seguito il tutto, decide di collaborare con i membri della squadra di corse, desiderosi di riavere Black Moon in quanto unica nel suo genere. Se non riuscirà a recuperare la cassetta per l'FBI, non solo mancherà il suo compenso ma dovrà vedersela con il minaccioso agente Johnson (Bubba Smith, ex giocatore professionista NFL deceduto nel 2011).

VHS USA anni 1980
VHS USA anni 1980

Sotto diversi punti di vista, “Il giorno della Luna Nera” resta un prodotto carpenteriano nel midollo. Dai protagonisti ispirati al cinema di Howard Hawks all’anti-capitalismo di fondo, i principali tratti stilistici sono ben rappresentati. L'autore Robert C. Cumbrow lo ha descritto come una versione alternativa di “Fuga da New York” (1981). Entrambi i film hanno in effetti come protagonisti degli anti-eroi alle prese con un lavoro sporco per il governo, così come in entrambi confluiscono idee tanto contemporanee quanto futuristiche. Quint è inoltre dotato di espressioni facciali che bucano lo schermo e spara battute ad effetto di fronte al pericolo, esattamente come farebbero Jena Plinsken in “Fuga da New York” o Jack Burton in “Grosso guaio a Chinatown”, pronunciate con humour e spontaneità.


La pellicola funziona nell’intrattenere gli spettatori con ritmo incalzante, ma sarebbe riduttivo parlare semplicemente di un film d’azione. Lungi infatti dall’essere una mera e banale fotografia della parte malata della società, la rappresentazione del milieu malavitoso tipica del noir mira ad alzare l’asticella del profilo morale del progetto. La caratterizzazione dei ruoli è infatti strumentale alla demolizione della tradizionale dicotomia tra bene e male. Ne consegue che anche personaggi in partenza negativi e subalterni, come Quint e Nina, con lo svolgersi degli eventi possano divenire ribelli mossi da voglia di cambiamento e rivalsa, opponendosi infine all’élite corrotta e criminogena dalla quale loro stessi sono stati in precedenza plasmati.




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