Ogni opera legata alla città di Torino per me ha un sapore particolare. Il capoluogo sabaudo ha segnato un periodo lungo e importante della mia vita, e tutte le volte che guardo un film o leggo un libro lì ambientato riaffiorano ricordi. Vivo le immagini in prima persona, e mi sembra ieri quando camminavo per quelle vie.
Rientra in questa mia speciale lista il libro “Tutto quel viola” (Fratelli Frilli Editore, 2023), a firma della scrittrice piemontese Cristiana Astori. Già autrice della Trilogia dei colori (“Tutto quel nero”, “Tutto quel rosso”, “Tutto quel blu”, 2011-2014) edita dal Giallo Mondadori, alla quale è seguito “Tutto quel buio” (Elliot, 2018), Astori pone l’amore per la settima arte al centro della storia, e lo fa con un taglio narrativo che più cinematografico non si può.
Protagonista della vicenda è Susanna Marino, fresca neolaureata in Cinema divisa tra il lavoro al locale Blue Velvet e la ricerca dietro compenso di pellicole perdute e maledette. Attorno a lei i personaggi più variegati e grotteschi di questa Torino che, dietro la maschera della metropoli dedita al lavoro, al divertimento e ad una fervente attività artistica, cela il suo lato più profondo ed esoterico. Susanna, dopo aver partecipato ad un evento in una galleria d’arte su invito della sua amica Carlotta, si troverà coinvolta in una serie di fatti inquietanti. Un efferato omicidio che da il via ad una catena di morti violente, la scomparsa di Carlotta e i misteriosi dettagli riguardanti la vita del pittore dannato Lorenzo Alessandri, si mescoleranno al recupero di un introvabile film chiamato “Sortilegio”, diretto nel 1969 dal regista Nardo Bonomi e mai arrivato al visto censura ne tanto meno nelle sale. Le indagini di Susanna, in parallelo a quelle della Commissaria Francesca Sanniti, riveleranno delle realtà angoscianti e sempre in bilico tra razionale e occulto, tra possibile e impossibile, fino all’unica per quanto improbabile verità (tanto per citare Arthur Conan Doyle e Dario Argento).
Lo stile di Astori è una gioia per i cinefili. Dall’inizio alla fine si contano innumerevoli omaggi e menzioni, tanto al mondo dei film di genere italiani anni 60 e 70 quanto ai classici Hammer e al cinema statunitense. Chiaro che essere avvezzi al mondo cinematografico interessato aiuta molto ad apprezzare certi passaggi e lo sviluppo generale, e conoscere bene Torino può addirittura permettere di immedesimarsi nelle menti dei personaggi e dell’autrice. Ma senza ombra di dubbio, persino chi si trova al di fuori di queste categorie potrà riconoscere un grande mestiere a Cristiana Astori. La lettura scorre leggera, il ritmo scandisce alla perfezione il susseguirsi degli avvenimenti, e infine una scrittura impeccabile è la solida base di un romanzo giallo da ricordare.
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